L’altra metà della terra: la storia di Fatou |
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![]() Fatou ci accoglie con un grande sorriso e ci invita a entrare. Scavalchiamo una recinzione di legno grezzo che separa il villaggio dallo spazio aperto, una struttura semplice ma essenziale per il buon svolgimento delle attività giornaliere: la divisione tra spazio interno ed esterno serve a organizzare meglio il lavoro, a tracciare il confine delle aree coltivate, a impedire agli animali dell’allevamento di fuggire e a quelli selvatici di entrare e fare razzia. Fatou rivendica con orgoglio di aver contribuito a costruire il recinto, grazie a un processo a cui ha partecipato tutta la comunità. È una donna forte e a fatica riusciamo a starle dietro lungo le stradine che conducono ai campi. Attraversiamo di fretta il villaggio e scorgiamo nelle cucine i grandi pentoloni già messi sul fuoco: attorno, molte donne sedute a terra, che tagliano il cibo, sciacquano tegami e strumenti, chiacchierano a voce alta o riprendono i figli che giocano lì intorno. Sono Diarra, Yacine, Ndiaye… Sono accomunate dalla stessa vita: tutte le mattine si alzano all’alba, vanno nei campi, curano le coltivazioni di cereali o legumi, battono la terra incolta, costruiscono sistemi d’irrigazione efficaci, raccolgono i frutti degli alberi, poi tornano al villaggio per preparare il pranzo e curare galline e altri animali da cortile o da allevamento. ![]() Oggi la strada per il riscatto delle donne passa attraverso l’aggregazione, che porta a costruire cooperative e a partecipare a corsi di formazioni sulle tecniche agricole e sui diritti. Fatou ha intrapreso questo percorso e con alcune compagne partecipa al progetto “En Marché”, sostenuto dall’Otto per Mille Valdese, azioni concrete e mirate per dare dignità alle donne. Ha deciso di non allontanarsi dal villaggio in cui è nata, nella regione di Matam, e di contribuire al suo sviluppo, cominciando a cambiare le cose, a sensibilizzare le persone, lottando tutti i giorni per diventare indipendente e gestire i ricavi della terra che lavora. E, se necessario, costruendo altri recinti. Testo e foto: Elena Seina, Green Cross Italia 16 APR 2018 |