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Iniziative internazionali

Clima: con Trump si rischia l’effetto domino PDF Stampa E-mail

20170601_Trump-Stati-Uniti-su-Cop21-Parigi-sul-climaTrump mostra disprezzo verso gli accordi internazionali. È necessaria una mobilitazione globale per evitare che altri Paesi indeboliscano gli impegni presi durante la Cop21

 

UN APPELLO PER IL CLIMA

«Non si può restare indifferenti verso chi esercita il potere con la violenza e il disprezzo nei riguardi di cittadini e Paesi. È necessario proseguire nella lotta al cambiamento climatico che è oramai sotto gli occhi di tutti e già oggi produce effetti devastanti». È l’appello della nostra Ong di fronte alla decisione di Donald Trump di sfilare gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima raggiunto alla conferenza Cop21. Il Presidente di Green Cross Italia Elio Pacilio ribadisce l’urgenza e la necessità di sforzi più intensi per tener fede agli impegni assunti dagli Stati e chiama tutti alla mobilitazione per contestare la strada che Trump vuole intraprendere.

L’IMPEGNO NEGLI STATI UNITI

Global Green, filiale americana del nostro network si dichiara “profondamente preoccupata dal fatto che il presidente degli Stati Uniti sia intenzionato a ritirarsi dall’accordo sul clima di Parigi”. «Una decisione del genere - commenta il presidente Les McCabe - vanificherebbe gli sforzi di migliaia di persone in tutto il mondo che per anni hanno lavorato con diligenza per ottenere un accordo volontario volto a mitigare gli effetti disastrosi dei cambiamenti climatici».

Secondo Global Green Trump non può ignorare il fatto che 200 Paesi abbiano firmato il documento e che tutti, dal Papa ai leader mondiali, dagli scienziati più autorevoli alla comunità imprenditoriale, appoggino fermamente l’accordo di Parigi. «Fare altrimenti - continua Les McCabe - è inaccettabile e mette in pericolo la vita e il benessere non solo degli americani ma di tutte le persone del mondo. Testimoni di questo sono l’impatto catastrofico di eventi legati al cambiamento climatico come gli uragani Katrina e Sandy, entrambi costati migliaia di vite umane e miliardi di dollari».

La nostra Ong protesta contro lo smantellamento delle politiche acheterdufrance.com per l’ambiente portato avanti dal presidente americano e invita cittadini e associazioni degli Stati Uniti e di tutto il mondo a unirsi per impedire al presidente Trump di commettere un errore terribile che avrà conseguenze negative per le generazioni presenti e future.

LE EVIDENZE SCIENTIFICHE

Il riscaldamento del sistema climatico è inequivocabile. Secondo le stime della Nasa il livello globale dei mari è salito in media di sei centimetri negli ultimi 23 anni, e potrebbe aumentare di ben 90 cm da qui alla fine del secolo. Una prospettiva drammatica per alcuni stati insulari e diverse città sull’acqua. Gli studiosi della Cornell e della Columbia University affermano che tra meno di 200 anni la stessa New York potrebbe essere sommersa dalle acque se il clima continuerà a cambiare innalzando le temperature.

«Gli effetti dell’immissione della CO2 nell’atmosfera - dichiara Valerio Rossi Albertini, fisico-chimico del CNR e membro del comitato scientifico di Green Cross - non sono più oggetto di dibattito. Per quanto il presidente Trump si ostini a smentirlo, i dati scientifici sono inoppugnabili. L’innalzamento della temperatura del pianeta è un processo accertato, le cui conseguenze hanno appena cominciato a manifestarsi. La riduzione urgente della concentrazione di CO2 è quindi un imperativo categorico, perché già ora siamo prossimi alla soglia di non ritorno. Disconoscere il lavoro degli scienziati dei comitati dell’ONU (IPCC), che hanno documentato il fenomeno, significa riportare indietro di vent’anni la discussione sugli accordi così faticosamente raggiunti. Purtroppo, però, la situazione attuale è molto più critica di venti anni fa».

La decisione di Trump gioca un ruolo chiave nella riduzione delle emissioni. «È possibile che questa decisione improvvisa - commenta Valerio Rossi Albertini – possa produrre un “effetto domino”, portando altri Paesi a compiere lo stesso passo: la Cina e l’India, ad esempio, potrebbero impugnare a loro volta gli accordi, sostenendo che lo sforzo adesso graverebbe principalmente su di loro, ed essere tentate a ritirarsi. O magari riproporre il vecchio argomento che la prima responsabilità della situazione attuale sia dei Paesi più industrializzati, primi tra tutti gli Stati Uniti, e che sia dunque moralmente inaccettabile chiedere ad altri quello che essi non sono disposti a fare».

1 GIU 2017

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